MUSICHE E CANTI POPOLARI

In passato ogni confraternita conversanese che prendeva parte alla processione dei Misteri del Venerdì Santo custodiva una statua e provvedeva al pagamento dei cantori, generalmente quattro, che durante il tragitto cantavano testi in volgare o in latino idonei alla circostanza.
A metà del Novecento l’estinzione di numerose congreghe ha determinato la scomparsa di questa tradizione, con conseguente perdita di numerose composizioni musicali del passato.
Soltanto nel 1970 il lungimirante Natale Pace, buon ascoltatore e dotatissimo cantore conversanese, si armò di buona volontà e, a modo suo, insegnò ad un gruppo di giovani dell’epoca ciò che ricordava delle antiche melodie. Nasceva così a Conversano il gruppo dei "Cantori del Miserere", volontari che ancora oggi si esibiscono durante le processioni del Venerdì Santo. Ai giorni nostri i riti della Quaresima e della Settimana Santa prevedono l’esecuzione dei seguenti brani musicali:

- Lamento funebre
Singolare pezzo strumentale di antica origine. Apre il corteo di devoti che, la notte tra il Giovedì e il Venerdì Santo, accompagna dalla chiesa dell’Isola fino all’episcopio il secentesco crocifisso denominato Cristo nero. La melodia, patetica e ripetitiva, è affidata a un flauto sostenuto ritmicamente da un tamburo. Lo storico conversanese Sante Simone, invertendo i ruoli, parla di un "tamburo a falso suono" accompagnato da "pifferi" impegnati nella esecuzione di un "motivo flebile tanto da far venir meno anche i cani".

- Marce per banda
Accompagnano mestamente le processioni del Venerdì Santo. Storicamente non hanno nulla a che fare con le confraternite conversanesi ma sono ormai entrate a far parte della tradizione.

- Miserere
Versione musicale conversanese di 4 versetti tratti dal Salmo 50: "Miserere mei", "Amplius lava me", "Asperges me" e "Auditui meo".
Già nel 1801 veniva intonato, insieme ad altri pezzi, dai cantori dell’arciconfraternita dell’Immacolata Concezione durante la processione dei Misteri.
Probabilmente l’autore della melodia è Ignazio Candela, maestro di cappella al servizio dell’arciconfraternita fino al 1803. L’ipotesi di attribuzione è supportata dalle forti analogie melodiche e armoniche del tema del Miserere con due "versicula dei responsori" per la Settimana Santa del Candela, composti proprio nel 1801.
Ai giorni nostri il "Miserere" viene intonato dai "cantori del Venerdì Santo" durante la processione del Cristo nero e quella dei Misteri.

- Stabat Mater
Versione musicale conversanese di alcune strofe tratte dalla celebre "sequenza". Oggi, durante le processioni del Venerdì Santo, i cantori si limitano ad eseguire "Stabat Mater dolorosa", "Sancta Mater istud agas" e "Quando corpus morietur".
In passato veniva intonata anche la strofa "Eia Mater fons amoris", in seguito abbandonata per l’incapacità dei cantori di distribuire adeguatamente i vocalizzi sulle sillabe.

- Madre afflitta e dolorosa
Antica "canzoncina" in stile alfonsiano il cui testo era diffuso in tutto il Regno di Napoli. Viene tradizionalmente cantata durante la processione dell’"Addolorata del Carmine" la mattina del Venerdì Santo.

- Stava Maria dolente
Nell’Ottocento era il brano più diffuso nelle congreghe che veneravano la Madonna Addolorata e faceva sicuramente parte del repertorio musicale dell’arciconfraternita del Purgatorio.
L’opera nacque dall’abbinamento di una struggente melodia attribuita ad Antonio Lotti (1666-1740), celebre maestro di cappella a Venezia, a un testo modellato sullo "Stabat Mater" e sicuramente composto dal carmelitano Evasio Leone (1765-1821).
Il brano viene intonato dai confratelli e dalle consorelle del Purgatorio la sera del Venerdì Santo quando, al termine della processione dei Misteri, la statua dell’Addolorata si ricongiunge a quella di Gesù morto.

- Ohimè chi mi consola e Questo Gesù che miri
Queste due laudi venivano tradizionalmente eseguite in maniera consequenziale dai cantori durante le processioni del Venerdì Santo. Al lamento della Madonna per il Figlio morto, il cosiddetto "planctus Mariae", segue un incalzante dialogo in forma responsoriale tra il solista e gli altri cantori con cui viene rivolto ai fedeli l’invito a contemplare Gesù crocifisso.
Le melodie, sicuramente molto antiche, presentano importanti analogie e dunque lasciano intravvedere un’origine comune: probabilmente si tratta di un prezioso quanto raro frammento di "lauda drammatica" della Settimana Santa.
L’ipotesi è tutt’altro che peregrina: risale infatti al 1660 il primo riferimento documentario a "laudi drammatiche" ispirate alla Passione di Cristo realizzate a Conversano. Il fenomeno era talmente diffuso che il vescovo Giuseppe Palermo (1658-1670) impose agli interpreti l’obbligo di richiedere il permesso vescovile scritto prima della messa in scena di ciascuno spettacolo.
L’esuberanza e la teatralità della musica impiegata durante la Settimana Santa spinsero il vescovo Nicola Vecchi (1792-1797) a vietare, con un editto del 20 aprile 1797, le "cantilene figurate" con "accompagnamento d’istrumenti musicali appositamente composte dai maestri di cappella" e regolarmente eseguite fino a quell’anno presso le chiese confraternali di Conversano "nella mattina del Venerdì Santo".
Il trasferimento del prelato alla sede vescovile di Teano creò i presupposti per un parziale recupero della tradizione. Il 10 marzo 1799 i confratelli del Purgatorio decisero di ripristinare la "processione della Croce che si teneva la sera del Venerdì Santo con relativa cantata in musica" composta dal maestro di cappella a servizio dell’arciconfraternita. Risale al 1804 l’ultima "cantata" di cui si ha notizia.

- Strofette per la "Via Crucis"
Nel Settecento una delle pie pratiche più diffuse tra i confratelli era quella della "Via Crucis cantata". Per ogni stazione si intonava una "canzoncina" e si ascoltava una riflessione letta dal celebrante. Il rito si concludeva con il canto dello "Stabat Mater".
A Conversano si conserva un bell’esempio di "Via Crucis cantata" ascrivibile all’Ottocento: non si conosce l’autore della musica mentre è sicuramente priva di fondamento la voce che attribuisce il testo al poeta Pietro Metastasio (1698-1782). Eseguita durante i venerdì di Quaresima dalla corale “Santa Gemma” nella parrocchia del Carmine fino al 1970 e cantata in cattedrale nei pomeriggi delle domeniche di Quaresima fino a una decina d’anni fa, oggi sopravvive solamente nella chiesa di San Cosma e presso la chiesa del Purgatorio, sede dell’omonima arciconfraternita, ove viene intonata nei venerdì di Quaresima.

Tali musiche costituiscono una piccola parte del vasto repertorio eseguito a Conversano, nei secoli passati, durante i riti della Settimana Santa. Particolare importanza rivestiva, ad esempio, il canto, rigorosamente in lingua latina, dei "Responsori dell’Ufficio delle Tenebre", momento di preghiera comunitaria che vedeva tutto il clero radunato in Cattedrale la sera del Mercoledì, Giovedì e Venerdì Santo.
La musica costituiva parte integrante del rito, ma esclusivamente in forma vocale. In segno di penitenza non si adoperava l’organo, metafora sonora di gioia e letizia, ma si ricorreva ad un violoncello che suggeriva ai cantori la prima nota da intonare. Il progressivo spegnimento dei 15 ceri sostenuti dalla "saettìa", particolarissimo candelabro di foggia triangolare, scandiva questo suggestivo momento di preghiera comunitaria e simboleggiava le tre Marie e gli apostoli che abbandonano Gesù. Concluso l’"Ufficio", si faceva strepito con "raganelle" e quanto si aveva sottomano per simboleggiare lo scompiglio della natura alla morte del Salvatore.
Nell’Archivio Diocesano di Conversano si conservano ben due cicli di Responsori. Il primo, a 2 voci, fu composto da un anonimo maestro di cappella della Cattedrale vissuto alla fine del Seicento, l’altro, a 4 voci, risale al 1801 ed è opera del già citato Ignazio Candela.

- Testo a cura del M° Claudio Ermogene Del Medico.